sabato 27 febbraio 2010

Risposta a Jan Casella sull’intitolazione alla medaglia d’Oro alla resistenza a S.E. il conte Edgardo Sogno Rata del Vallino di uno slargo comunale.


Caro Jan Casella, premesso che mi sei simpatico anche perché ho avuto uno splendido rapporto di amicizia con tuo padre, il mitico “Giucas”, come lo chiamavo io, e che rispetto la tua fede comunista, pur considerandola anacronistica e non condividendola, mi dispiace leggere quello che scrivi; fondamentalmente perché contiene delle inesattezze palesi…infatti la Piazza della Libertà, è quella davanti al Comune, e non già lo slargo senza nome dove insiste il monumento ai donatori dell’Avis, come era senza nome lo slargo che recentemente abbiamo dedicato ai “Caduti nelle missioni umanitarie di pace”, e per fortuna per quella intitolazione nessuno aveva trovato da dire.
Detto questo, ho avuto l’onore di conoscere personalmente Sua Eccellenza il Conte Edgardo Sogno Rata del Vallino, e ho potuta apprezzare le Sue qualità umane e la statura morale del personaggio. Purtroppo per Lui, oltre ad essere un convinto antifascista, medaglia d’oro alla resistenza, è stato un altrettanto convinto anticomunista, e per questo ha pagato. E’ stato perseguitato dal P.M. Violante, che anche su questo arresto ha costruito la Sua carriera politica nelle file del P.c.i., incarcerato ingiustamente, perché poi è stato assolto in istruttoria dal cosiddetto golpe bianco. Alla Sua morte il Presidente del Consiglio in carica, Giuliano Amato, socialista, gli decretò i funerali di stato, come tutti i Grandi della Patria. Basterebbe questo per risponderTi. Ma meglio di me ti risponderà un grande giornalista, Giancarlo Lehner, che su IL Tempo del 24.04.2009 scriveva questo articolo, intitolato “Edgardo Sogno eroe del 25 aprile”:
“Già nel maggio 1943 sceglie la libertà, affrontando l'incriminazione e l'arresto per alto tradimento. Antifascista vero, quindi, con largo anticipo nei confronti di quei tanti, troppi, già fascistissimi, miserrimi eroi della sesta giornata, convertitisi, a regime caduto, per motivi, per lo più, di gretta convenienza. Basti ricordare, a proposito di trasformismo, malattia endemica d'Italia, che, a Roma, a poche ore di distanza dallo scacco matto del Gran Consiglio (25 luglio 1943) sui muraglioni dei lungotevere si potevano rimirare in oscene quantità i simboli del fascismo, dai gagliardetti ai fez, sino alle camicie nere, gettati via in fretta e furia dai "camerati" più veloci della luce nel rivestirsi di afascismo o di antifascismo. Non fu un caso che un generale alleato rimanesse basito, avendo scoperto, parlando con la gente, che in Italia, a parte i trucidati e i martoriati di piazzale Loreto, nessuno era mai stato fascista. Tralascio i nani e torno ad Edgardo. Nel settembre 1943, appena scarcerato, Sogno si getta nella lotta armata, creando l'"Organizzazione Franchi" collegata con la Special Force britannica. Insieme con Parri, Paletta e Pizzoni guida la delegazione del Clnai, che sigla (novembre 1944) con il comando alleato gli accordi di Roma. Alla fine della guerra, gli viene conferita la medaglia d'oro al valor militare. Esprit garibaldino, "Franchi" continuerà a spendere generosamente se stesso per la religione della laicità e della libertà. Quando, nel 1956, i tanks sovietici schiacciano il popolo ungherese, massacrando 100 mila patrioti, il partigiano Sogno è l'unico italiano che accorre a Budapest, per organizzare la resistenza e facilitare l'espatrio dei ricercati. Altri italiani, meno grandi, Togliatti, Ingrao, in quei giorni tragici plaudono all'ennesimo crimine contro l'umanità commesso dall'Armata rossa e dal Kgb. Sogno non si ferma e, quando tutto è perduto, crea un centro d'accoglienza in Liguria, per dare rifugio, sostegno e voce agli esuli ungheresi. Dapprima, il ministro Taviani promette di finanziarlo, ma, all'improvviso, il governo prende le distanze dall'iniziativa, lasciando Sogno solo, con i suoi pochi denari, a mantenere il centro sgradito al Pci. Sulle gesta magiare viene posto il segreto di Stato, per non irritare i comunisti. E, tuttavia, alcune toghe rosse, anni dopo, dedurranno e faranno credere che la secretazione celasse chissà quali progetti golpistici. Copriva solo le vergogne della "loro" ideologia. Il garibaldino di Budapest comincia a pagare per il suo coraggio. È espulso come corpo estraneo: intanto, dal suo Pli, dove il coraggio è inferiore alle percentuali elettorali; quindi, dal cosiddetto arco costituzionale, teorizzato dal Kgb e varato dagli utili idioti e dagli opportunisti. Avendo posto pubblicamente la questione del "Che fare?" per la Patria, nell'eventualità che gli uomini di Mosca giungano al governo, Sogno diviene bersaglio dei magistrati "democratici", subisce incriminazioni, perquisizioni, carcere. Così, la Repubblica nata dalla Resistenza, nella stagione del "compromesso storico", ripagò il partigiano Edgardo Sogno, un grande, grandissimo italiano, morto di crepacuore.”
Sperando di essere stato sufficientemente esauriente, e nella consapevolezza che ognuno si assume la responsabilità dei propri atti.
Marco Melgrati

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